Perché gli insegnanti sono fondamentali per affrontare le sfide future?
- Il libro 'Perché insegno? Perché ci credo' presenta esperienze di insegnamento significative di docenti italiani, inclusi tra i 50 finalisti del Global Teacher Prize.
- Andria Zafirakou, vincitrice del Global Teacher Prize 2018, sottolinea l'importanza di sostenere gli insegnanti per affrontare le sfide colossali del futuro.
- Il libro evidenzia come un bravo insegnante possa veramente fare la differenza nella vita degli studenti e dare speranza al futuro delle giovani generazioni.
Che l’impegno educativo oggi conosca una profonda crisi è sotto gli occhi di tutti. In generale, gli adulti sembrano aver perso di vista il loro ruolo e la loro responsabilità nei confronti delle nuove generazioni, spesso abbandonate a se stesse di fronte alla vita. Tuttavia, le buone pratiche scolastiche in Italia ci sono, come evidenziato da Michele De Beni, uno dei due curatori del libro “Perché insegno? Perché ci credo”.
Michele De Beni, insieme al collega Claudio Girelli, ha curato il libro che presenta alcune significative esperienze d’insegnamento. De Beni, psicoterapeuta e pedagogista, insegna attualmente Programmazione e Valutazione dei processi formativi all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano ed è coordinatore per l’Italia del Programma internazionale “Cognitive Research Trust”. Claudio Girelli è pedagogista, professore di Pedagogia sperimentale all’Università di Verona, direttore del Corso di Laurea in Scienze della Formazione primaria e co-direttore della rivista online “RicercAzione” di IPRASE, ente della Provincia autonoma di Trento.
Gli Insegnanti nella Società Attuale
“Invito tutti, dai politici ai genitori, a sostenere gli insegnanti”, si legge nella quarta di copertina del volume pubblicato da Città Nuova editrice. Sono parole di Andria Zafirakou, vincitrice del premio internazionale Global Teacher Prize 2018, che prosegue: “Dopotutto se la prossima generazione dovrà essere in grado di affrontare le colossali sfide che l’aspettano (…), essa avrà bisogno della migliore istruzione possibile, e quindi di insegnanti validi”.
L’amara constatazione di Keishia Thorpe, insegnante americana vincitrice del Premio nel 2021, riportata nell’Introduzione di De Beni, fa pensare: “In realtà non abbiamo molta credibilità, e ci facciamo carico di molto. Gli studenti vengono nelle nostre aule e noi siamo madri, consiglieri, siamo insegnanti, siamo coach, e non credo che otteniamo l’attenzione che ci meritiamo”.
Il libro “Perché insegno? Perché ci credo” è un libro scritto da insegnanti per insegnanti e per quanti hanno a cuore una scuola e un’educazione di qualità. Presenta le “buone pratiche” di molti docenti italiani, inclusi tra i 50 finalisti del Global Teacher Prize, che credono nel loro lavoro perché convinti che un bravo insegnante può davvero “fare la differenza e dare speranza al futuro delle giovani generazioni”. Tra questi, Katja Battaglia, Lorella Carimali, Antonio Curci, Leonardo Durante, Annamaria Gatti, Daniele Manni, Carlo Mazzone, Giuseppe Paschetto, Armando Persico, Maria Raspatelli, Barbara Riccardi, Slavi Snoj.
- ✨ Un tributo agli insegnanti che ispirano le nuove generazioni......
- 😕 L'attuale crisi educativa è un segnale allarmante......
- 🤔 Riconsiderare il ruolo dell'insegnante in un'epoca di cambiamenti epocali......
Offrire ai Giovani un “Orizzonte di Senso”
“Da una buona scuola – sostiene Michele De Beni – può veramente partire la scintilla che ispirerà i nostri studenti per tutta la vita, attori critici e costruttivi di cambiamenti”. Ai media vaticani, il curatore legge la situazione educativa attuale ed esprime la sua speranza per una passione e un’assunzione di responsabilità ritrovate da parte degli adulti nei confronti delle nuove generazioni.
Professor De Beni, lei scrive nell’Introduzione che da come gli adulti raccoglieranno la sfida dell’impegno educativo dipenderà il futuro dei giovani. Papa Francesco, e non solo, parla da tempo di emergenza educativa. Lei che ne pensa?
Di emergenza educativa si parla tanto. Riconosco che siamo dentro un gigantesco cambiamento culturale e che, come indicato da Papa Francesco, quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti ma è un “cambiamento di epoca”, con scelte che trasformano velocemente il modo di vivere, ma penso che lo stato dell’educazione oggi non sia paragonabile a un cataclisma o a uno sfacelo. Piuttosto, cerco di interpretare la parola “emergenza” in senso positivo leggendola come qualcosa che “emerge”, che si staglia sullo sfondo e con cui dobbiamo fare i conti per rispondere alle nuove sfide. Tutto ciò esige uno sforzo e quindi questo nuovo slancio, oserei dire, per rigenerare un ethos educativo più che nuove tecniche, un ethos che non sia una riproposizione di ciò che è stato, ma invenzione di ciò che non c’è ancora. E questa è la grande sfida! I ragazzi sono cambiati, certamente, ma siamo noi generazioni adulte che per primi siamo cambiati. Umberto Galimberti afferma che lo smarrimento dei giovani è dovuto non tanto a qualche loro deficit, quanto piuttosto a una società adulta e nichilista che li priva di ciò di cui loro hanno più bisogno, cioè di un orizzonte di senso.
Venendo alla figura dell’insegnante, lei sostiene che le motivazioni personali della scelta di una professione, indubbiamente difficile, sono fondamentali. Lei quali ragioni ha trovato per iniziare ad insegnare?
L’incontro con un maestro può davvero cambiare la vita, può fare la differenza. Massimo Recalcati, a questo proposito, dice che un maestro vale un intero regno. È che oggi assistiamo a un vero e proprio disimpegno educativo. Sembra che noi adulti siamo “altrove”, distratti, sordi al grido muto ma lacerante se lo sappiamo ascoltare, che ci viene dal mondo giovanile e che ci dice: “Non lasciateci soli”. Certo l’arte di educare non si improvvisa. Viene da lontano, e per me è venuta dall’incontro con maestri veri. Ricordo l’incontro personale con un gigante della psicologia cognitiva a livello mondiale, Edward De Bono, e i suoi studi sulle strategie di pensiero: come funziona la mente, come si può indirizzare il pensiero ad essere produttivo e creativo. Mi ha affascinato molto questo approccio, però sentivo che mi mancava qualcosa che desse senso al pensare stesso. Poi ho avuto la possibilità di vivere un’esperienza a contatto con allievi del famoso psichiatra viennese Victor Emil Frankl, fondatore della logoterapia e analisi esistenziale. Sopravvissuto a quattro campi di concentramento, Frankl ha diagnosticato in modo pionieristico il fenomeno del “vuoto esistenziale” nella persona umana che richiede la “forza di resistenza dello spirito”. Questi approcci mi hanno condotto progressivamente a vedere quanto fosse necessario un fondamento che facesse da punto di riferimento non solo alle mie ricerche ma alla mia vita. Ma la cosa che mi ha veramente fatto fare un salto di qualità interiore e poi anche di ricerca, è stata la riscoperta del Vangelo, che avevo accantonato, e che è stato favorito dall’incontro con una donna straordinaria, Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. Così ho trovato quel modello, che cercavo da tempo, espresso nell’insegnamento di Gesù, che in quanto uomo-Dio, mi parve proprio riassumere in sé le caratteristiche della realtà e dell’utopia, i cieli e le terre nuove.
Testimonianze di Insegnanti Innovatori
Quello dell’insegnante è un lavoro in continua evoluzione. Nel volume vengono presentate le testimonianze di docenti che non hanno avuto paura di rinnovarsi e di rinnovare il loro modo d’insegnare. Questo parte, a mio parere, da uno sfondo ispiratore che guida il lavoro di questi insegnanti che hanno collaborato per questo libro, ma che dovrebbe guidare il lavoro di ogni insegnante. Il problema è che di questo tema che riguarda la motivazione, l’orizzonte di senso che muove la professione docente si parla poco, quasi fosse un superfluo. Siamo troppo inebriati di discussioni sull’IA dimenticando che il grande compito educativo interpella prima di tutta la coscienza educativa di chi insegna. In quanto docenti, prima ancora che gli studenti, noi dobbiamo incontrare i ragazzi “come persone”. È da qui, da questa profonda relazione io-tu-noi che si trova il vero senso dell’educare. In questo libro si parla di metodi, di strategie, ma prima di tutto di passione e cura dell’educare, perché è da questo fondamento che parte ogni cambiamento nei modi e nelle tecniche.
Ci sono esperienze di insegnanti inclusi tra i finalisti del prestigioso premio Global Teacher Prize e sono insegnanti che hanno avuto il coraggio di innovare, cioè non sono stati fermi convinti che da una buona scuola può veramente partire una scintilla che ispirerà i nostri giovani ad essere attori costruttivi a loro volta di cambiamento. Si tratta di una decina di saggi con un fil rouge che li accomuna: il diretto coinvolgimento degli studenti nel processo d’apprendimento, e soprattutto un agire educativo finalizzato alla promozione dell’autonomia di questi giovani, della collaborazione tra di loro, dell’autostima, del senso di iniziativa, potremmo dire del senso di imprenditorialità nel senso vasto del termine. Se la finalità della scuola è insegnare, essa deve anche saper educare, stimolando il piacere d’apprendere e un uso delle conoscenze mai fine a sè stesso, ma rivolto al cambiamento e alla costruzione di una cultura di solidarietà e di pace.
Ci può citare alcune delle testimonianze contenute nel libro per darci un assaggio di queste “buone pratiche”?
Tra le tante, mi ha molto colpito l’esperienza di un’insegnante di matematica che cita una lunga lettera ricevuta da una sua allieva alla fine della quinta liceo, lettera che finiva così: “Grazie, per avermi dato occhi per cercare terre nuove”. In queste parole, a mio avviso, viene indicata la via: avere occhi acuti e menti aperte. È quando siamo disposti ad ascoltare attentamente, a osservare, a considerare nuove prospettive, che nasce la nuova comprensione del mondo ed è lì che fondiamo la vera nostra esperienza di vita. E questo, sottolinea l’insegnante, può essere una strada percorribile anche attraverso lo studio matematico che a tutti sembra una “bestia nera”, ma lei riesce attraverso la sua didattica, ogni giorno nuova, a formare attraverso questa disciplina giovani che abbiano occhi e menti aperte a riconoscere che il futuro è nel noi, non solo nell’io.
E poi anche quella di un professionista che ha lasciato un remunerativo impiego nel settore informatico per fare il professore, consapevole che l’educazione è il vero tesoro dell’umanità, e che oltre a insegnare informatica, avverte il bisogno che questi giovani hanno di esprimersi, di essere protagonisti non solo nello studio, ma anche nel rapporto con la vita della comunità. Da qui la nascita di una radio locale di cui i protagonisti sono gli studenti con il coinvolgimento di larghe fasce del territorio. Tutto questo mostra lo spirito apertissimo di questi professori che vanno oltre la propria disciplina partendo però dalla propria disciplina.
Bullet Executive Summary
L’articolo “Perché insegno? Perché ci credo” mette in luce l’importanza cruciale degli insegnanti nella società moderna, sottolineando come la passione e la dedizione possano fare la differenza nella vita degli studenti. Le testimonianze di docenti innovatori, inclusi tra i finalisti del Global Teacher Prize, dimostrano che un approccio educativo basato sulla relazione e sull’orizzonte di senso può trasformare l’apprendimento in un’esperienza significativa e costruttiva.
Una nozione base di educazione avanzata è l’importanza dell’alternanza scuola-lavoro, che permette agli studenti di acquisire competenze pratiche e di comprendere meglio il mondo del lavoro. Questo tipo di esperienza può essere integrato con stage curricolari e corsi di studio extra-universitari professionalizzanti, che offrono ulteriori opportunità di crescita personale e professionale.
Una nozione avanzata di educazione avanzata è l’integrazione di metodologie didattiche innovative, come l’apprendimento basato su progetti e il design thinking, che stimolano la creatività e il pensiero critico degli studenti. Queste metodologie possono essere particolarmente efficaci se combinate con l’uso di tecnologie digitali e l’implementazione di ambienti di apprendimento collaborativi.
In conclusione, l’educazione è un processo continuo e dinamico che richiede un impegno costante da parte degli insegnanti e della società nel suo complesso. Solo attraverso una visione condivisa e un approccio integrato possiamo sperare di fornire alle nuove generazioni gli strumenti necessari per affrontare le sfide del futuro.
- Informazioni ufficiali su Michele De Beni, professore all'Istituto Universitario Sophia, per approfondire la sua esperienza e contributo nel campo dell'educazione
- Sito ufficiale del Global Teacher Prize, premio internazionale per gli insegnanti eccezionali che hanno fatto un contributo significativo alla loro professione
- Sito ufficiale del Global Teacher Prize, premio internazionale per gli insegnanti, per approfondire sulla storia e sui vincitori del premio